16.09.2013 – La partita “ostaggio”. Spunti di riflessione sul caso Salernitana – Nocerina
Dopo le ben note e tristi vicende legate ai cori sul Vesuvio, torniamo nuovamente in terra campana per occuparci questa volta dell’indescrivibile situazione venutasi a creare a Salerno, allo stadio Arechi, in occasione del derby tra Salernitana e Nocerina.
Riassumendo brevemente i fatti per i pochi che non ne fossero a conoscenza, lo scorso 10 novembre, il direttore di gara dopo appena 20 minuti del primo tempo, si vedeva costretto a decretare la fine della partita. La Nocerina, infatti, aveva effettuato subito le tre sostituzioni consentite e, successivamente, cinque dei suoi giocatori lamentavano infortuni tali da dover abbondare il terreno di gioco. Di conseguenza, essendo rimasta la squadra in sei, l’arbitro non poteva far altro che decretare la fine anticipata dell’incontro. Il tutto si sarebbe verificato a causa delle minacce subite dalla Nocerina da parte dei propri supporter, i quali avrebbero intimato ai calciatori di non scendere in campo, a seguito della contestata decisione del Prefetto di vietare loro l’ingresso allo stadio Arechi per ragioni di sicurezza, tenuto conto dei pessimi rapporti tra le due tifoserie.
Nonostante le lunghe trattative nel pre partita tra la Nocerina e i propri tifosi, seguite anche dalle rassicurazioni del questore di Salerno, la partita non ha poi preso il verso sperato e dopo pochi minuti, come detto, le minacce degli ultras hanno definitivamente preso il sopravvento.
In questi giorni, la giustizia sportiva sta facendo il proprio corso e ad oggi, sono 23 i provvedimenti di Daspo emessi e 22 le persone denunciate per violenza privata aggravata. Il giudice sportivo di Lega Pro, ai sensi dell’articolo 17 del Codice di Giustizia Sportiva, ha comunicato alla Nocerina, la sanzione della perdita della gara a tavolino con il punteggio di 3 a 0 a favore della Salernitana e “la sospensione di ogni decisione, in ordine alla dinamica degli eventi e dei fatti, che hanno preceduto e causato la situazione assunta a fondamento della decisione”.
La situazione, sia per i calciatori che per la Nocerina, risulta particolarmente delicata, in quanto sarebbero state violate numerose disposizioni del Codice di Giustizia Sportiva.
Prima fra tutte si riscontrerebbe la violazione dell’ormai noto articolo 1 comma 1 che sancisce espressamente che “le società, i dirigenti, gli atleti, i tecnici, gli ufficiali di gara ed ogni altro soggetto che svolge attività di carattere agonistico, tecnico, organizzativo, decisionale o comunque rilevante per l’ordinamento federale, sono tenuti all’osservanza delle norme e degli atti federali e devono comportarsi secondo i principi di lealtà, correttezza e probità in ogni rapporto comunque riferibile all’attività sportiva”. Per la violazione del quale, l’articolo 1 comma 6 rinvia a sua volta all’articolo 18 comma 1 lett. a) b) c) g) che sancisce: “le società che si rendono responsabili della violazione dello Statuto, delle norme federali e di ogni altra disposizione loro applicabile sono punibili con una o più delle seguenti sanzioni, commisurate alla natura ed alla gravità dei fatti commessi: a) ammonizione; b) ammenda; c) ammenda con diffida; g) penalizzazione di uno o più punti in classifica;la penalizzazione sul punteggio, che si appalesi inefficace nella stagione sportiva in corso, può essere fatta scontare, in tutto o in parte, nella stagione sportiva seguente”.
In secondo luogo, risulterebbero violati dai calciatori l’articolo 3 comma 1 e l’articolo 7 commi 5,7,8; mentre la società Nocerina avrebbe violato anche l’articolo 4 commi 2,3. Ma essendo le indagini a tutt’oggi in corso, non possiamo che aspettare che la giustizia sportiva assuma le decisioni più opportune. Ad ogni modo, il sistema calcio esce per l’ennesima volta sconfitto da questa vicenda, mentre si consolida sempre più la posizione di forza di alcune frange estreme del mondo ultras. Non si tratta di un mero problema di cultura geografica, bensì di un fenomeno diffuso su scala nazionale, che deve essere combattuto con forza dagli organi preposti. Basti pensare oltre a quanto successo a Salerno, anche ai recenti casi di chiusura delle curve per gli ormai celebri cori di discriminazione territoriale di cui si accennava all’inizio, fino ad arrivare ai ben poco edificanti fischi nei confronti degli inni nazionali delle squadre avversarie dell’Italia. In questi giorni, anche le più alte cariche istituzionali, sia sportive che politiche, sono intervenute, ognuno a suo modo, affermando l’esistenza di un problema serio e rilevante.
Il Presidente del CONI Malagò ha dichiarato che “il danno non è stato fatto alla Lega Pro ed al calcio, ma a tutto lo sport italiano. È stata fatta una vergognosa figura. Siamo noi le vittime (…). I nostri interlocutori sono le Leghe che organizzano i campionati e le Federazioni. Il CONI in queste vicende non c’entra assolutamente niente, ma abbiamo un problema morale evidente”.
Anche il Presidente del Consiglio Letta è intervenuto promettendo “tolleranza zero” nei confronti del calcio “ostaggio” di certe frange di ultras, dichiarando che “domenica abbiamo assistito a fatti gravissimi, nei confronti dei quali serve tolleranza zero. Sono episodi che hanno un effetto drammatico nei confronti dei valori che lo sport trasmette”.
Dunque, dalle parole di entrambi, si capisce come si sia andati ben aldilà della soglia di guardia tanto da esigere una incisiva e concreta svolta, anche attraverso l’emanazione di provvedimenti severi che non possono essere più rinviati. Da più parti, allora, si auspica che la vicenda di Salerno possa essere definitivamente l’occasione giusta per una decisa presa di posizione, segnando così una vera e propria svolta nel rapporto tra sport e tifo violento.